TECNICHE OSTEOPATICHE

Le tecniche manipolative utilizzate nel trattamento variano in funzione delle necessità terapeutiche riscontrate. Il numero di sedute dipende dalla risposta individuale.
Si concentra sulla salute totale del corpo trattando e rafforzando il quadro muscolo-scheletrico, che comprende le articolazioni, i muscoli e la colonna vertebrale.
 
Le tecniche osteopatiche sono numerosissime. Come già specificato qualsiasi parte del corpo può essere soggetta a restrizioni della propria mobilità e per ogni parte esiste senz’altro più di una manovra correttiva.
Quindi si può facilmente immaginare quante manovre esistano.
E naturalmente le tecniche sono molto diverse tra loro: trattare la colonna vertebrale, un osso sacro, una spalla o un femore implica un’evidente differenza metodica.
I trattamenti osteopatici si effettuano tramite manovre che comprendono pressioni, trazioni, allungamenti, rotazioni, mobilizzazioni e richiedendo anche contrazioni muscolati attive o sblocchi diretti articolari detti trusts.
 
Una caratteristica importantissima della correzione osteopatica è che permane nel tempo: le correzioni cioè una volta effettuate rimangono. Naturalmente è possibile acquisire nuove disfunzioni in seguito a nuovi traumi ma, se non intervengono altri fattori a perturbare la situazione, l’organismo resta in equilibrio a tempo indeterminato.
In questo modo il paziente non è obbligato a ripetere il trattamento a cadenze periodiche ma solo quando si presenta una necessità.
Esistono pazienti che tendono a recidivare cioè a ripresentare il problema periodicamente. In questi casi è necessario accertarsi che non siano in atto disagi di natura non osteopatica. Ma in realtà, molto spesso, questi pazienti hanno semplicemente la tendenza a ritornare sui propri schemi lesionali.
In tali situazioni è pertanto opportuno svolgere revisioni periodiche; generalmente, insistendo con le correzioni, con il passare del tempo il problema tende a proporsi con frequenza sempre minore.
 

LE TECNICHE PRINCIPALI OSTEOPATICHE SONO:

Tecniche strutturali
 
Tecniche ad alta velocità e bassa ampiezza (thrust).
Forse le più conosciute dai pazienti, spesso producono uno “scrocchio” che dà la sensazione che l’articolazione interessata si sia sbloccata. Sono tecniche dirette, forzano cioè la situazione: è come se, per fare un esempio, per aprire una porta bloccata le si desse un’energica spallata. Nel linguaggio specialistico, tale azione viene detta andare verso la barriera, verso il blocco. Le tecniche si definiscono poi a bassa ampiezza perché, per essere preciso, il movimento non deve essere ampio. Possono dare un immediato sollievo se la limitazione articolare trattata è la causa principale o esclusiva del sintomo, oppure avere un ruolo nel trattamento per favorire un miglior equilibrio posturale o una migliore funzionalità della zona trattata; richiedono molta abilità e preparazione, soprattutto se applicate in zone delicate come il rachide cervicale.
 

Tecniche di energia muscolare

Si tratta di tecniche che richiedono una collaborazione attiva del paziente, il quale deve esercitare una spinta contro la resistenza dell’osteopata, quindi una contrazione muscolare, in una certa direzione. Anche in questo caso si tratta di tecniche dirette, tuttavia qui l’osteopata non usa la sua forza, ma utilizza quella del paziente; sono più sicure delle precedenti.
 

Tecniche articolari

L’osteopata mobilizza un’articolazione in modo dolce e ripetuto per migliorare la mobilità locale. Sono tecniche dirette, ma molto dolci.
 

Tecniche funzionali

Si tratta di tecniche indirette, in quanto non vanno a forzare la situazione, ma cercano di trovare un punto di equilibrio delle tensioni all’interno di un’articolazione (punto neutro) o di un tessuto, e di stimolare una risposta correttiva autonoma da parte dell’organismo. Tale risultato si dovrebbe ottenere se l’osteopata ha messo l’articolazione nelle condizioni di ottenere un rilasciamento.
 

Tecniche sui tessuti molli

Contrariamente alle precedenti, queste tecniche non sono applicate sulle articolazioni, ma sui tessuti molli (muscoli e fasce connettivali). Sono tecniche di rilasciamento, a volte simili a un massaggio, e si possono utilizzare per rilasciare muscoli contratti, migliorare la circolazione locale, preparare il terreno a una successiva manipolazione.
 

Tecniche craniosacrali

Le tecniche craniali agiscono sul movimento di congruenza fra le ossa del cranio e il sacro, ristabilendone il normale “meccanismo respiratorio primario”, ossia quella combinazione di parti ossee, legamentose, muscolari, e fasciali che consentono il riequilibrio e l’armonia delle funzioni craniosacrali. 
Con queste tecniche si agisce in particolare sulla vitalità dell’organismo, qualità fondamentale che permette agli esseri viventi di reagire con efficacia agli eventi di disturbo provenienti dall’ambiente esterno e da quello interno.
 

Le tecniche viscerali 

I visceri si muovono in modo specifico sotto l'influenza della pressione diaframmatica. Questa dinamica viscerale può essere modificata (restrizione di mobilità) o scomparire. Applicando una tecnica specifica, l’osteopatia permette all'organo di trovare la sua fisiologia naturale ed i disordini legati alla restrizione di mobilità saranno così corretti. Inoltre esiste da un punto di vista anatomico e funzionale una relazione tra i visceri e la struttura muscolo-scheletrica; una cattiva funzione della struttura (colonna vertebrale), può influenzare uno o più visceri e viceversa. Si possono trovare, in persone che soffrono di mal di schiena, problemi di mobilità del fegato, del colon, del rene o dell'utero. Il trattamento osteopatico mira, attraverso l'addome ed il diaframma, a ristabilire una buona mobilità viscerale.
 
Le tecniche osteopatiche sono tutte completamente indolori, non invasive e prive di trattamento farmacologico. La correzione infatti va sempre nel senso della fisiologia, riporta l'organismo verso l'equilibrio, verso l'armonia funzionale, per ogni disfunzione riscontrata si eseguiranno le tecniche specifiche adatte per risolvere definitivamente il disturbo.